Natale fatto a casa

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di Adelio Tamburrini

Fin da quando ho memoria, miei Natali li abbiamo sempre stati festeggiati a casa degli zii oppure dai nonni, perché essendo una famiglia numerosa, a casa nostra sarebbe stato un po’ più difficile non avendo uno spazio tanto grande per ospitare tutti i parenti. 

Ma un anno accadde che ritrovammo proprio a dover festeggiare il Natale in casa nostra. 

Fu quasi un “Allarme rosso” ed una giornata decisamente diversa dal solito. 

Generalmente succedeva questo: mi svegliavo, mi alzavo, facevo una doccia, colazione vestirmi a festa per poi ritrovarmi nel pieno dei festeggiamenti, diciamo che non ero proprio l’anima della festa. Ricordo molto bene però che quel Natale oltre a cambiare il luogo della festa, cambiarono anche i miei compiti e quelli di tutta la mia famiglia. 

La sveglia suonò presto molto presto per essere le vacanze natalizie. 

Così, non feci in tempo ad alzarmi dal letto che già brontolavo. Mi dissero di farmi la doccia con un certo anticipo invece di aspettare gli ultimi minuti, per me erano almeno sei ore prima, era talmente tanto “in anticipo” che sembrava si fosse attaccata a quella del giorno precedente. 

Ed invece di uscire di casa per salire in macchina e andare a festeggiare, venni usato per la bassa manovalanza. Se fosse mancato qualcosa per la cena io venni scelto come vittima sacrificale per andare al supermercato, bella scusa. Provai a sbuffare e a ribellarmi, ma ricordo che nonna e mamma riuscivano ad essere convincenti e persuasive proponendomi sempre nuovi assaggi del menù. Quindi la squadra si stava formando: mamma alle grandi manovre per le pulizie, nonna, che già dalle 6 di mattina aveva indossato la parannanza natalizia, comprata appositamente per quel giorno, era ai fornelli, e mia sorella fu l’incaricata all’albero, ma non perché non si usasse fare, ma ho sempre pensato che mia madre avesse un interruttore “albero si/albero no”, in genere l’8 Dicembre di ogni anno bastava distrarsi un attimo che appariva tutto lì sul mobile del salone. Poi, non per criticare, ma il nostro albero e il nostro presepe erano veramente brutti. Oggi vedi foto di alberi tutti in tinta ed abbinati, ho visto gente con l’albero abbinato alle scarpe e alla borsa. Mentre il nostro aveva una storia tutta sua, ho visto delle palline messe sopra quei rami di cui non si capisce né l’origine, né la provenienza; palline a forma di damigiana, conigli e rondini. Per non parlare poi del nostro presepe, il bambinello nasceva già il giorno dell’Immacolata e misurava due volte il pastore che puntualmente veniva posizionato in bilico sul costone della montagna con una mucca, una pecora e l’oca. Maria era viola e la sua dimensione era tra il mega Giuseppe e i piccoli quattro re Magi, si lo so in genere sono tre ma a casa mia erano quattro, non ho mai saputo perché ma ne avevamo uno in più. Quindi oggi ripensandoci, forse, il lavoro più difficile era proprio quello di mia sorella. Poi c’era mio padre, che al dire di mia madre era a lavoro, ad oggi non ne so poi così convinto, fatto sta che lui apparì in casa solo a tavola apparecchiata e cena pronta.  

Beh la squadra era ben assortita e tutto procedeva alla grande. Io però una domanda ancora me la faccio: ma la tovaglia che ogni anno si compra per Natale, poi che fine fa? Altrimenti non si dovrebbe ricomprare di nuovo! Poi non so nelle altre case ma nella mia a Natale si potevano usare i piatti buoni, cioè in realtà poi non si usavano, facevamo finta. 

Si mettevano solo a tavola, ricordo che per l’antipasto si metteva il piatto di carta dorato sopra i piatti buoni, poi quando in tavola veniva servito il primo comunque lo si impiattava nel piatto di plastica rosso che mettevano sopra il piatto del servizio buono. Praticamente ti ritrovavi a fine pranzo con tutti i piatti di coccio puliti, ma che venivano comunque lavati, ed ogni volta chi si offriva per lavare i piatti era sempre la persona ospitata per voler aiutare. Per non parlare dei tovaglioli, da noi si usavano rigorosamente i tovaglioli di carta rossi, che non pulivano, ma spostavano, probabilmente per colpa della bassa qualità del prodotto, così finivamo sempre con la parannanza di Nonna, che aveva usato tutto il giorno per cucinare, al centro del tavolo, e che noi usavamo per pulirci la bocca. Di solito dopo i primi piatti da noi si usava dileguarsi per conquistare i posti migliori per fare il riposino sul divano, prima del pomeriggio dedicato ai giochi ludici… ok, ludici un corno! Era una vera e propria guerra, e non per la vincita economica, ma proprio per la supremazia natalizia. Il giorno di Natale a casa mia veniva eletto lo zio da battere e lo si poteva riconoscere dalla camminata fiera che sfoggiava ogni volta che si alzava per fare qualcosa. 

Non ricordo oppure non l’ho mai saputo il perché di quel cambiamento quell’anno, ma ricordo solo che uscì fuori il nostro strano Natale, con la voglia di stare tutti insieme riuniti, nella semplicità e nella spensieratezza a goderci la magia del Natale. 


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